Cisl ASL Salerno – Ospedale Ruggi – Biondino Gaetano “Fate Presto. Qui si muore!”

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In un momento così delicato dove le parti in causa, tra cui direzione, parti sociali e politica dovrebbero confrontarsi e cercare di trovare la strada giusta da percorrere per il bene comune di lavoratori, cittadini ed utenza, dando una concreta incisività alla missione a cui un’azienda sanitaria è deputata, ovvero il benessere collettivo della comunità di riferimento, i vertici si trincerano e non ascoltano le esigenze dei lavoratori. Non vi è visione in quello che si fa e si arruffa pur di dimostrare che si fa qualcosa, in sintesi niente di buono e concreto ma dimostrare a qualcuno che qualcosa si sta facendo. Abbiamo chiesto alla Direzione Strategica dell’Azienda Universitario Ospedaliera di Salerno un potenziamento della terapia intensiva Covid ubicata al Da Procida poiché il personale è sottostimato. “Fate presto. Qui si muore – urla Biondino Gaetano Delegato RSU e rappresentante sindacale della CISL FP di Salerno – potenziate con personale esperto la terapia intensiva. I nuovi infermieri sono pochi e non ancora esperti e devono essere affiancati. Se non lo fate immediatamente la situazione diventerà sempre più grave e difficile da gestire.” La programmazione sarebbe il principio da cui partire per dare un’impronta e un percorso ai circa tremila (3000) lavoratori del comparto sanità, esclusi medici, dirigenti ed universitari. Sono oltre cento gli operatori infetti e quanti lo saranno nel breve periodo è inimmaginabile. In un periodo di piena pandemia dove si contano oltre duemila (2000) contagi al giorno, la curva epidemica sale, i posti letto COVID sono quasi saturi, togliendo scena ai malati NO Covid, le terapie intensive sull’orlo del collasso, il personale reclutato inesperto con poco personale esperto che li guida, denota una mancanza di programmazione del personale e del fare assistenza con qualità. Per fortuna sembra che i moduli di terapia intensiva grazie alla dedizione al lavoro degli addetti siano funzionanti e stia funzionando l’assistenza per pochi e si spera unici ricoverati attuali. Si era previsto che dopo un massiccio reclutamento di personale infermieristico, socio sanitario da graduatorie avviso pubblico per soli titoli, si dovesse seguire un percorso formativo “ad hoc” per immetterli nella filiera col passo giusto, ma invece si è voluto dimostrare il contrario pensando di fare la bella figura. Al Covid Hospital “Da Procida” non sono stati previsti, fin dall’inizio, dei veri percorsi ma è stato aperto alla buona: da padrona la fa la mancanza di programmazione in merito al fabbisogno assistenziale, con carichi di lavoro impressionanti che hanno già esaurito le energie psicofisiche dei collaboratori e scombussolato la vita di alcuni. A ciò si aggiunge un errato pagamento della premialità, oltre al danno anche la beffa! Che sfiga, tutti sapevano dei 1100 euro da parte dell’amministrazione regionale, ma tranne l’amministrazione locale, disponendone al massimo 830.

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