C’è una storia che in pochissimi raccontano, è quella di Emanuele Notarbartolo.

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C’è una storia che in pochissimi raccontano. È quella di Emanuele Notarbartolo, prima vittima eccellente di Cosa nostra in Italia, ucciso con 27 colpi di pugnale il 1° febbraio 1893.

Tra memoria familiare e ricostruzione storica la bellissima biografia, scritta dal figlio Leopoldo. Emanuele Notarbartolo, ex sindaco di Palermo, ex direttore del Banco di Sicilia (allora tra i maggiori istituti bancari d’Italia), esponente di spicco della Destra storica, aristocratico, uomo con fama di onestà specchiata, fu ucciso il 1° febbraio 1893 sul treno che lo riportava a casa dalle sue terre di Termini Imerese. Fu il primo cadavere eccellente di Cosa nostra. Mandante, l’onorevole Raffaele Palizzolo, poi incredibilmente assolto, che il politologo Gaetano Mosca descriveva così: «Egli accoglieva tutti, prometteva a tutti, stringeva a tutti la mano, chiacchierava infaticabilmente con tutti», prototipo di tutti i futuri politici collusi.

Sono passati ben 127 anni e ancora oggi la mafia continua a fare affari con la politica. Ecco perché riscoprire le storie di chi ha perso la vita semplicemente per fare il proprio dovere, potrebbe forse aiutarci ad avere maggiore rispetto delle persone e del lavoro altrui, qualunque esso sia.

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