Castellammare, un ricordo di Lello Radice

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E’ già passato un anno dalla dipartita di Lello Radice, Vicesindaco della Giunta Cimmino, direttore artistico del teatro Supercinema di Castellammare di Stabia e attore con ricca filmografia, tra cui ricordiamo: Un posto al sole, Distretto di Polizia, Ris 2, La squadra. Cominciò i suoi primi passi nel Centro Attività Teatrali (C.A.T) di Italo Celoro che frequentò per diversi anni. Ebbe la fortuna, come egli stesso tenne a dire, di aver frequentato da subito registi di rilievo come Armando Pugliese, Luca De Filippo, Nanni Moretti, dai quali aveva imparato il mestiere. “La dote più grande di un attore è l’umiltà” diceva e ai giovani ricordava che dovevano imparare a distinguere la popolarità dal successo. Ho un ricordo personale che mi lega a Lello Radice, di quella volta che un nostro comune amico gli chiese di leggere per me passi del mio romanzo a una presentazione. Ricordo che non ero d’accordo con l’amico in quanto pensavo che a un attore come lui non interessasse leggere un mio romanzo. L’amico, invece, mi fece capire che l’arte è fatta per gli appassionati e avvengono solo quelle azioni e situazioni mosse dal nostro interesse. Così andai a Teatro a portargli il mio romanzo e sedemmo all’ingresso, accanto alla biglietteria, per concertare i suoi interventi alla presentazione. Cominciammo a parlare della storia che avevo scritto, ma fu solo uno spunto, dopo ci fu una circumnavigazione, metaforica s’intende, di tutto quello girava intorno al romanzo, per passare a situazioni più reali e vicine a noi. Notai la sua versatilità nel trattare di arte, cinema, storia, problemi sociali, situazioni della città. Così perdemmo di vista che stavamo lì per scegliere i passi da leggere. Fu in quel momento che manifestò la delusione di una mancata politica che prendesse a cuore la cultura in città e il teatro in particolare. Si lamentava di come tutto passasse nel dimenticatoio e nessun politico si interessasse all’arte in modo attento e motivato. Solo alla fine, andando via, gli lasciai le pagine da leggere. La sera della presentazione i passi che lesse acquistarono il valore di un pezzo teatrale, come su un palcoscenico davanti a un  pubblico arrivato lì per lui. La voce ben modulata nel ripercorrere i momenti dei brani, mettevano in rilievo frasi e parole che restavano scolpite nella mente. Mi resi conto dell’importanza di saper leggere un testo, che al di là della comprensione e dell’espressione delle parole, va fatta con enfasi, incisione e tono che mettono in luce quello che vuoi emerga dal contesto. Alla fine della serata mi disse che non aveva mai letto alla presentazione di un romanzo, ma si era trovato perfettamente a suo agio e avrebbe voluto ripetere l’esperienza. Lo ringraziai di cuore. Fu in quell’occasione che ebbi modo di conoscerlo più da vicino e devo dire che, oltre all’estro camaleontico di un attore, mostrava la grinta di chi si rimbocca le maniche e agisce in prima persona.

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