“Se c’è un uomo che nel mondo dell’archeologia rappresenta la fede incrollabile in un sogno, nel suo caso ridare vita al mondo degli eroi di Omero, questi è senza dubbio Heinrich Schliemann”, così inizia la prefazione di Paolo Giulierini, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, al libro Heinrich Schliemann a Napoli, Editore Francesco D’Amato. Un testo con saggi di autori a cominciare da Umberto Pappalardo, professore di archeologia romana presso l’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa e direttore del Centro Internazionale Studi Pompeiani, che dà inizio al libro con la sua introduzione. A seguire i saggi di Sybille Galka, Amedeo Maiuri, Carlo Knight, Lucia Borrelli e Massimo Cultraro. “Schliemann non è solo un cacciatore di tesori, ma colui che restituisce mille anni di storia di cui, al di fuori dei racconti omerici, non si conoscevano testimonianze concrete”, – afferma il professore Pappalardo nella sua Introduzione al libro. Nel primo saggio, Sybille Galka delinea la vita di Schliemann a seguire l’archeologo Amedeo Maiuri, che fu soprintendente di Pompei ed Ercolano, ne fa un ritratto come l’ultimo grande romantico dell’archeologia.
Nel terzo capitolo, a cura del professor Pappalardo, si fa riferimento ai viaggi di Schliemann, fatti per conoscere i popoli e le loro storie, motivo per cui l’archeologo tedesco apprese la conoscenza di ben sedici lingue. La curatrice del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche dell’Università di Napoli Federico II, Lucia Borrelli, presenta la Collezione Schliemann nel Museo di Antropologia dell’Università di Napoli Federico II.
Di seguito il saggio di Massimo Cultraro, del Consiglio Nazionale di Ricerche di Catania che riesce a trasformare i fatti e gli aneddoti in storia. Di grande interesse, poi, i misteri del carteggio, intercorso tra Schliemann e Giuseppe Fiorelli, Direttore Generale del Museo Nazionale di Napoli, a cura di Carlo Knight dell’Accademia Pontaniana.
Il mitico scopritore di Troia e poi di Micene, dopo la scoperta, diventò ricchissimo. Quando si accinse a scavare sulle colline di Hissarlik la sua fede in Omero era profonda e l’esito degli scavi gli diede ragione, ma si attirò le critiche di molti. A Napoli, tappa obbligata per andare ad Atene, fece amicizia con Giuseppe Fiorelli, Direttore Generale del Museo Nazionale con cui tenne uno scambio di lettere, molte delle quali sono andate perdute. Intanto, parte di un campionario di utensili rinvenuti a Troia, fanno parte della Collezione Schliemann finita a Napoli grazie all’amicizia tra l’archeologo tedesco e Giustiniano Nicolucci. Napoli perse l’occasione di allestire nel Museo Archeologico Napoletano l’area del Tesoro di Priamo a causa della lenta burocrazia italiana. Fu così che il Museo di Berlino acquistò il tesoro nel 1880. Da qui scomparve misteriosamente dopo la seconda guerra mondiale e poi fu rinvenuto successivamente nel Museo Puskin di Mosca. L’archeologo Schliemann, parlando di Napoli riferì:”…io parto da Napoli con rincrescimento e rammarico, giacchè molto mi piace qui, la vita e l’attività che regna nelle strade”.