Casertana, Lombardi: la sceneggiata, poi le scuse a mente fredda

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Una serata a dir poco rovente quella di ieri per la Casertana. I falchetti, piombati nel tunnel di una crisi di risultati da qualche tempo, hanno perso in casa contro il Cosenza grazie al gol di Arrigoni nel finale. E proprio dopo la rete dei silani, il patron casertano Giovanni Lombardi è andato in escandescenza a causa di decisioni arbitrali sulle quali s’è dimostrato fortemente contrariato.

Rimesso il pallone a centrocampo dai suoi atleti, Lombardi è piombato sul terreno di gioco chiedendo ai suoi atleti di abbandonare il campo per protesta proprio contro l’arbitraggio. Per sua fortuna, però, i calciatori della Casertana hanno lucidamente evitato di seguire l’input del patron, portando a termine la partita.

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Questa mattina, tuttavia, lo stesso Giovanni Lombardi ha chiesto scusa per il suo gesto, pur restando fermo sulle sue posizioni relativamente alla condotta dell’arbitro nel corso della gara Casertana-Cosenza di ieri sera. Queste le dichiarazioni diffuse attraverso il sito ufficiale: Devo scusarmi del mio gesto di ieri sera anzitutto perché ho dato l’impressione di una persona arrogante e presuntuosa. Il mio era solo un modo non violento di protestare contro un sistema che mostra chiaramente delle grosse pecche, e che provoca poi delle gravi ingiustizie e iniquità. A mio modo di vedere l’arbitro ieri ha commesso sicuramente gravi errori, ma io non volevo reagire contro di lui, bensì contro un sistema di potere in cui non mi ritrovo più. Chi viene condannato per illecito sportivo e falsa i campionati prende gli stessi punti di penalizzazione di chi ritarda a presentare una fideiussione. I deboli non hanno e non avranno mai tutela. Questo sistema esiste ed è sempre esistito, e molto si può dire sul fatto che solo adesso io lo denunci: è probabilmente questa la mia colpa, di essermi svegliato troppo tardi e con la reazione sbagliata. Spero solo di non aver dato un esempio negativo da seguire, e di cui i miei figli per primi mi hanno fatto notare l’errore commesso.

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