Carceri/Polizia Penitenziaria- SAPPE: “Nuove assunzioni nella polizia penitenziaria e più investimenti nella tecnologia”

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“Ho molto apprezzato le parole del Sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi, che ha annunciato l’individuazione nel decreto Ristori e nella legge di Bilancio di fondi destinati al Corpo di Polizia Penitenziaria per gli straordinari e soprattutto, come chiesto in più occasioni dal SAPPE, di assunzioni straordinarie di 1.935 unità di Polizia penitenziaria, previste dalla legge di Bilancio, che si vanno a sommare alle 869 già finanziate nelle precedenti.

Ora servono fondi e provvedimenti legislativi per investire nella tecnologia penitenziaria, un provvedimento di legge che introduca l’obbligatorietà del lavoro per i detenuti (è l’ozio in cella che favorisce la costante e continua riproposizione di eventi critici in carcere, tra i quali le risse ed i tentati suicidi) e l’impiego dei detenuti,  socialmente non pericolosi e con pene brevi da scontare, in lavori socialmente utili sul territorio a favore delle comunità”.

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE commentando le dichiarazioni del Sottosegretario alla Giustizia Ferraresi.

“Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano ed è quindi una buona notizia che nel decreto Ristori e nella legge di Bilancio siano state individuate e nuove assunzioni straordinarie, fondamentali per la Polizia Penitenziaria già sfiancata dal mancato ripianamento degli organici per gli intervenuti pensionamenti. Ma si devono anche finanziare gli interventi per far funzionare i sistemi anti-scavalcamento e potenziare i livelli di sicurezza delle carceri”.

Per il SAPPE servono altri provvedimenti: “Fare lavorare i detenuti durante la detenzione dev’essere prioritario: lo stare in cella a non far nulla, l’ozio, è concausa delle costanti tensioni e dei continui eventi critici.

Su questo c’è ancora molto da fare. In Italia lavora circa il 15% dei presenti, quasi tutti alle dipendenze del DAP in lavori di pulizia o comunque interni al carcere, poche ore a settimana.

Eppure, chi sconta la pena in carcere ha un tasso di recidiva del 68,4%, contro il 19% di chi fruisce di misure alternative e addirittura dell’1% di chi è inserito nel circuito produttivo.

Tenere i detenuti fuori dalle celle buona parte del giorno a non far nulla è una scelta assurda e pericolosa. Dovrebbero lavorare, i meno pericolosi in progetti di recupero ambientale nelle città, pulendo i greti dei fiumi o i giardini pubblici, gli altri in attività dentro al carcere”.

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