Angri. Don Enrico Smaldone “L’ultimo Balù di Centotré anni”

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Alle porte del popoloso rione normanno degli Ardinghi di Angri, in uno spiazzo da tempo adibito a scarico di legname, don Enrico Smaldone – uno straordinario prete più secco ed infiammabile di uno zolfanello – iniziò la sua opera educativa.

Erano gli anni amari del dopoguerra e la miseria anche in Angri era ovunque diffusa.

Così inizia il racconto di Gaetano Marra nei cui scritti apre una bella storia dedicata a Don Enrico Smaldone, figura di prete che la città di Angri non dimenticherà mai: per ciò che è stato, per quello che ha fatto, per quello che poteva ancora fare, se la morte non lo avesse raggiunto prematuramente.

In questi anni, sono state poche le manifestazioni organizzate da varie associazioni presenti sul territorio che hanno ricordato la figura di Balù, conosciamo gli enormi sacrifici per aver realizzato ogni forma di evento nel tener acceso il ricordo del prete della “città dei ragazzi”.

Nel suo testo, Marra, racconta ogni sfumatura del prete coraggio che fece costruire la Città dei Ragazzi. Marra scrive: “Chiamò a raccolta i suoi compagni della fanciullezza sotto la cella delle campane di Santa Caterina e con loro si trasferì prima in un’ex cantina (che il giovane Mario Carotenuto, recentemente scomparso, affermato artista, immediatamente provvide a rendere accettabile con pregevoli affreschi); poi nello scarico di legname, ove gli estemporanei scouts costruirono una decina di casette di mattoni per il «Branco» in formazione, con i soldi ricavati da una memorabile Cantata dei pastori rappresentata in Angri e S. Antonio Abate, in uno stanzone già for-no, adiacente ad un pollaio (spogliatoio della Compagnia Teatrale).

Proprio in compagnia dei suoi giovani amici «esploratori» don Enrico un giorno s’incontrò con Padre Flanaghan nel cinema Roma di Angri, che proiettava appunto un film sull’apostolo americano dell’autogoverno dei fanciulli traviati.

Prima ancora della fine del film, lo zolfanello era già acceso dal fuoco della carità.

Don Enrico non ebbe più pace. Nel suo lungo viso scavato gli occhi bruciavano.

Pensava ai ragazzi, ai tanti ragazzi lontani dal suo «Branco»: e per loro pretendeva, nientemeno, che una città. Una città vera, con la scuola, le officine, la chiesa, un campo sportivo.

Molto più agevole era la costruzione delle dieci casette di mattoni nello scarico di legname del rione Ardinghi!

Don Enrico, però, era armato di quella fede che muove le montagne.

Intanto aveva raccolto Pasquale Cirillo, un ragazzetto che non ricordava di aver mai avuto una famiglia; un «residuato» bellico che, per un pezzo di pane e formaggio, badava agli asini nei mercati dei paesi vesuviani.

Balù se lo portò a casa, in attesa di trasferirsi con lui nella favolosa città dei suoi sogni.

Quella città che oggi ne conserva solo il ricordo della sua immancabile presenza, che in tanti o forse era il futuro, per il Santo di Angri Don Enrico Smaldone.

 

Proprio oggi parte un nuovo format targato MN24 / ATG dal titolo “PER NON DIMENTICARE”. Una finestra sui fatti, le persone, gli avvenimenti che hanno segnato il nostro passato.Un format scritto da Giuseppe Afeltra – Luigi Novi e JeanFranck Parlati, con la supervisione di Lucia Trotta. Una produzione MN24 una realizzazione AngriTG “PER NON DIMENTICARE”, Prima puntata dedicata a DON Enrico Smaldone – 22 Novembre 1914 / 22 Novembre 2017 – 103 anni della nascita di Balù. Questo raggio di sole si allinea perfettamente oggi che inizierà ad illuminare al posto di quelle scomparse.

Qui il Link : https://www.facebook.com/medianews24.it/videos/1146757438788751/

 

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