Agroalimentare dalle nostre parti, potrebbe essere una ricchezza ma…

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L’agroalimentare del Mezzogiorno è un gigante però dai piedi d’argilla perché deve fare i conti con un tessuto aziendale diviso e poco propenso ai mercati internazionali. Sembra incredibile, ma qui dove la dieta mediterranea è nata, dove vengono coltivati tra i prodotti più conosciuti al mondo e simboli del Made in Italy, non si sia ancora sviluppata una cultura a dell’export. A certificarlo il Rapporto sulla Competitività dell’Agroalimentare nel Mezzogiorno, realizzato dall’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare). Basti pensare, ad esempio, all’Agro nocerino dove si assiste a una parcellizzazione delle proprietà agricole che, nonostante i prodotti di grande qualità coltivati, le ha rese poco remunerative e preda dell’abusivismo edilizio o del miraggio dell’industrializzazione, con la nascita di aree per milioni di metri quadrati sottratte a suoli molto fertili. Nella Piana del Sele, invece, la situazione è diversa e quindi è stato possibile organizzare grandi aziende con fatturati notevoli.

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