Accadde oggi. Ciao Faber, 22 anni dopo riesci ancora a farci sognare

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“Questa è la tua canzone, Marinella /Che sei volata in cielo su una stella/E come tutte le più belle cose/ Vivesti solo un giorno, come le rose”.

Come Marinella anche Faber adesso vive su una stella, dopo aver riempito tante vite, tante storie, tante solitudini con la sua musica.

Fabrizio Cristiano De Andrè, al secolo Faber – nomignolo datogli da Paolo Villaggio tanto per l’assonanza col nome quanto per la passione del musicista per gli omonimi pastelli – si spegneva l’11 gennaio 1999 a Milano.

Insieme a colleghi come Bruno Lauzi, Umberto Bindi, Luigi Tenco e Gino Paoli, Fabrizio De Andrè ha segnato la scuola genovese: un gruppo di artisti che rinnovò la musica italiana.

Di idee anarchiche e pacifista, ha raccontato storie di emarginati, ribelli e prostitute in modo tale da essere annoverato tra i poeti a pieno titolo.

Nato in Liguria da genitori piemontesi, Fabrizio ha scritto e cantato in diversi idiomi tra cui il gallurese e il napoletano rendendone sempre piacevole l’ascolto.

A sei esami dalla laurea in giurisprudenza, il giovane De Andrè lasciò l’università a causa dei primi problemi con l’alcol e negli stessi anni diventò papà di Cristiano, nel 1962.

Le tappe importanti della sua vita si susseguirono ad intervalli di tempi brevi. Nel 1964, sostenne l’esame d’ammissione come cantautore alla SIAE per depositare i propri testi a suo nome.

Durante tutto l’arco degli anni’60 arrivò l’affermazione come musicista colto e tra il 1968 e il 1973, i grandi successi e le aspre critiche.

La profonda crisi interiore che ne conseguì fu attenuata soltanto dalla relazione con Dori Ghezzi che sfociò nelle nozze del 1989.

Proprio con l’amore della sua vita, il cantautore genovese condivise nell’agosto del 1979 la terribile esperienza del sequestro, avvenuto per mano dell’anonima sarda, durato ben 4 mesi.

Sottili, ma non velate, sono le allusioni all’esperienza del sequestro in molti testi delle sue canzoni. Il tempo passava, le ferite non si rimarginarono ma Faber andò avanti.

Nel 1984 fondò la propria etichetta discografica, la Fado (dalle iniziali di Fabrizio e Dori). Scrive, canta e produce senza sosta.

Nel 1997 la sua ultima pubblicazione: “Mi innamoravo di tutto” in cui duettò con Mina ne “La canzone di Marinella” e la cui copertina è diventata celebre e riprodotta come immagine artistica di De André, ritratto in una foto scattata dalla moglie Dori Ghezzi che lo raffigura con la sigaretta in mano, ripreso quasi dall’alto.

Nell’agosto 1998 i primi segni della malattia, un carcinoma polmonare che lo ha consumato lentamente fino alla morte. Nella bara sono stati messi un pacchetto di sigarette, una sciarpa del Genoa, sua squadra del cuore, alcuni biglietti, un naso da clown e un drappo blu e per suo volere le ceneri vennero poi disperse in mare.

Libero come visse la vita continua ad essere libero nei ricordi dei fans.

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