Un Libro al Giorno: La Locanda dell’ultima felicità (Alessandro Barbaglia)

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Libero e Viola si stanno cercando. Ancora non si conoscono, ma questo è solo un dettaglio.. Nel 2007 Libero ha prenotato un tavolo alla Locanda dell’Ultima Solitudine, per dieci anni dopo. Ed è certo che, lì e solo lì, in quella locanda tutta di legno arroccata sul mare, la sua vita cambierà. L’importante è saper aspettare, ed essere certi che “se qualcosa nella vita non arriva è perché non l’hai aspettato abbastanza, non perché sia sbagliato aspettarlo”. Anche Viola aspetta: la forza di andarsene. Bisogno, il minuscolo paese in cui abita da sola con la madre dopo che il padre è misteriosamente scomparso, le sta stretto, e il desiderio di nuovi orizzonti si fa prepotente. Intanto però il lavoro non le manca, la collina di Bisogno è costellata di fiori scordati e le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome floreale, si tramandano da generazioni il compito di accordarli, perché un fiore scordato è triste come un ricordo appassito. Libero vive invece in una grande città, in una casa con le pareti dipinte di blu, quasi del tutto vuota. Tranne che per un baule: imponente, bianco. Un baule che sembra un forziere, e che in effetti custodisce un tesoro, la mappa che consente di seguire i propri sogni. Quei sogni che, secondo l’insegnamento della nonna di Viola, vanno seminati d’inverno. Perché se resistono al gelo e al vento, in primavera sbocciano splendidi e forti. Ed è allora che bisogna accordarli, perché i sogni bisogna sempre curarli, senza abbandonarli mai. Libero e Viola cercano ognuno il proprio posto nel mondo, e nel farlo si sfiorano, come due isole lontane che per l’istante di un’onda si trovano dentro lo stesso azzurro. E che sia il mare o il cielo non importa.

LE FRASI

Una locanda per sole due persone. Una frase che, a voler fare del disordine, si potrebbe leggere anche come: una locanda per due persone sole.

Era la stessa cosa, tutto sommato. Se la solitudine fosse matematica, cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambierebbe. Ma forse, pensò Libero, la solitudine non è matematica. Forse non è solo questione di metà da trovare, è di più; forse uno più uno, a volte, fa due davvero, ma uno si sente solo lo stesso. A essere una parte di quel due.

Il vento. 
La pipì.
Uno si fa mille storie nella vita e poi basta la pipì a cambiare il corso delle cose.
Perché la pipì è come la vita, a volte scappa.
E tenerla non fa bene. 
Risero.
Il vento.
Che strano aspettare per anni qualcuno che metta a posto ogni cosa e poi, quando accade, quando tutto è in ordine, sentirsi un poco fuori posto! Si aspettava uno squasso che mettesse tutto in ordine , e invece era arrivato un ordine che gli aveva messo addosso un po’ di squasso…..
IL COLLEGAMENTO
Non so con chi adesso sei
non so che cosa fai
ma so di certo a cosa stai pensando
è troppo grande la città
per due che come noi
non sperano però si stan cercando cercando
Scusa è tardi e penso a te
ti accompagno e penso a te
non son stato divertente e penso a te
sono al buio e penso a te
chiudo gli occhi e penso a te
io non dormo e penso a te
(Mogol-Battisti)

 

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