L’Almanacco dei Santi: 13 agosto, Filomena, vergine e martire

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Dopo questo prodigio, per ordine dell’Imperatore, fu presa un’ancora, mi fu legata al collo e fui gettata nel Tevere; ma gli Angeli spezzarono le corde dell’ancora e mi fecero passare a piedi asciutti. Il popolo vedendo quest’altro miracolo, incominciò a gridare ai carnefici: “E’ libera, è libera!” Ma quelli, per paura di una rivolta popolare, mi decapitarono”.

Il brano è tratto dalla vita di santa Filomena, scritta da suor Maria Luisa di Gesù (al secolo Carmela Ascione), suora domenicana, che poi fondò l’ordine delle oblate dell’Addolorata e di santa Filomena. La pia suora affermò che la vita di Filomena le fu narrata per “rivelazione” dalla santa stessa. Questo racconto sostiene che Filomena era figlia di un re della Grecia cui era nata la figlia in seguito alla conversione al cristianesimo. Era nata il 10 gennaio e verso i 13 anni consacrò con voto la sua castità verginale. In quel periodo l’imperatore Diocleziano dichiarò guerra a suo padre ingiustamente, il quale si portò a Roma con la sua famiglia per trattare una pace. L’imperatore si innamorò della fanciulla.
Al suo rifiuto la sottopose ad una serie di tormenti: flagellazione con guarigione angelica, annegamento con rottura dell’ancora, saettamento con deviazione delle frecce e infine decapitazione finale alle tre del pomeriggio.
Due ancore, tre frecce, una palma e un fiore sono simboli, raffigurati sulle tegole del cimitero di Priscilla, che furono interpretati come simboli del martirio.
Il corpo di S. Filomena fu ritrovato il 25 maggio 1802 nelle Catacombe di Priscilla in Roma sulla via Salaria.
Monsignor Ponzetti testimoniò trattarsi di un corpo appartenente ad una fanciulla sui tredici o quattordici anni. All’interno della tomba fu trovato un vasetto di forma ovale contenente un liquido ritenuto sangue della Santa.
Sulle tegole era dipinta in minio una scritta: LUMENA PAX TE CUM FI la quale fu ricomposta e interpretata PAX TE CUM FI LUMENA.

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