C’è un pediatra in famiglia: “Tubercolosi: niente paura!”

La Tubercolosi è una malattia grave. Ma abbiamo le arme terapeutiche e la normativa adatta per curarla e impedirne la diffusione. Vediamo come

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In Italia ogni anno vengono notificati circa 4000 casi di tubercolosi, circa il 5% sono bambini di età compresa tra zero e 14 anni e di questi i due terzi, cioè circa 140 sono bambini stranieri.

La tubercolosi provoca 1 milione e mezzo di morti l’anno in tutto il mondo ed è una vera mannaia, soprattutto nei paesi sottosviluppati. I farmaci che servono per curarla sono disponibili e sono di poco costo, ed è davvero una pecca di tutto il mondo ricco la circostanza che vi siano tutti questi morti, quando basterebbero poche risorse economiche per evitarli. Ci sono paesi dove non è presente alcun servizio sanitario nazionale, e dove solo le Onlus si trovano sul campo di battaglia della prevenzione e della terapia. Il mondo ricco dovrebbe aiutare questi paesi e queste organizzazioni in modo più efficace, in modo da ridurre il numero dei morti.

Fortunatamente la tubercolosi è una malattia curabile, per la quale esiste una terapia efficace, dal costo non elevato. Il problema principale per il nostro sistema sanitario è quello di pervenire all’individuazione precoce dei casi di malattia e di prevenire la malattia tra i contatti, in modo da far si che essa non possa diffondersi. Tuttavia anche per questo siamo organizzati nella maniera migliore: esistono delle disposizioni di legge che impongono all’azienda sanitaria locale di eseguire controlli che permettono di impedire la diffusione della malattia. Per cui nessuna paura.
Il contagio avviene per via aerea, cioè respirando. Infatti, il batterio della tubercolosi viene diffuso per lo più da adulti con malattia tubercolare aperta, cioè con lesioni dei polmoni che comunicano con l’aria presente in essi: in questo modo il batterio può essere diffuso con gli starnuti, con la tosse o col semplice parlare, perché ciò provoca l’emissione di goccioline contenenti il batterio, le quali se inalante da un’altra persona possono contagiarla. I soggetti con lesioni polmonari chiuse o con lesioni in altri organi o tessuti non sono contagiosi.

Quando un bambino viene infettato, possiamo trovarci di fronte a diversi casi: o il batterio viene eliminato dal sistema immunitario, oppure resta del nostro organismo in stato di quiescenza, dal quale può risvegliarsi quando cadono le difese immunitarie (Tubercolosi latente), oppure si può registrare un caso di malattia, che si verifica in quattro persone su 10. Queste eventualità dipendono dallo stato delle difese immunologiche del bambino e dalla quantità di batteri che sono inadatti al momento dell’infezione. La malattia può colpire più frequentemente i polmoni, ma può svilupparsi anche in altri organi del nostro corpo: le ossa, le meningi, che sono le membrane che valgono il cervello e le ghiandole linfatiche.
Non tutte le localizzazioni sono contagiose, ma solo quelle che comunicano con l’esterno: nel polmone il germe scava delle gallerie che si aprono nei bronchi. Qui i batteri vengono a contatto con l’aria ed emessi all’esterno.

Di solito si può sospettare la malattia in presenza di febbricola, tosse persistente, presenza di linfonodi ingrossati solo da un lato. Oppure quando si sa che il soggetto è stato in contatto con una persona che ha la tubercolosi in atto. Infatti, tutti i bambini e gli adulti che vengono a contatto con una persona ammalata di tubercolosi devono essere sottoposte a controllo. E questo è obbligatorio per legge, per cui la persona affetta da tubercolosi deve essere sempre segnalata dal medico all’azienda sanitaria locale in modo che si possono avviare, per legge, le procedure adatte a salvaguardare la salute di tutta la popolazione e a non far diffondere la malattia. In questi casi il primo esame da fare è la reazione di Mantoux o il Tine Test. Questi test, purtroppo, nella nostra zona non sono disponibili nei laboratori di analisi ma si devono fare presso il reparto di pneumologia dell’ospedale, anche se sono test di poco costo e facili da eseguire. La lettura avviene dopo 48-72 ore e la positività e segnalata dalla presenza di una piccola tumefazione del diametro di 5-10 mm.

Se il test è positivo bisognerà eseguire una radiografia del torace per vedere se c’è malattia polmonare. Se non ci sono lesioni polmonari, il bambino dovrà praticare una terapia con un solo farmaco, che si chiama isoniazide. Per qualche mese, come prescritto dal medico, questo farmaco, in questo caso, serve a eliminare il batterio in modo che non possa determinarsi un caso di tubercolosi latente, nel quale il batterio rimane nell’organismo allo stato di quiescenza e poi svegliarsi quando l’organismo stesso si indebolisce. Se invece ci sono lesioni polmonari, bisogna passare alla terapia della malattia che prevede l’impiego di tre o quattro farmaci a seconda dei casi.

Per quanto riguarda la prevenzione quindi bisogna dire, evitando le false paure, che la malattia deve essere obbligatoriamente segnalata agli organi competenti dell’azienda sanitaria locale, i quali mettono in atto una procedura prevista dalla legge, per proteggere tutti e non far diffondere la malattia. Questa procedura è molto efficace perché ad oggi non si conoscono in Italia dei casi di epidemia, ma tutti i casi sono segnalati come focolai singoli, perché il sistema riesce a bloccarne la diffusione.
Dopo la segnalazione, scattano le indagini per determinare quali soggetti sono stati in contatto con il soggetto ammalato: prima si eseguono i test di Mantoux ai contatti diretti, cioè le persone che sono state vicine al soggetto malato che possono essere stati contagiati, quelli della stessa famiglia, o conviventi, e quelli che hanno frequentato la stessa comunità come per esempio la scuola, la palestra, la parrocchia. Ogni volta che si trova un soggetto che è stato contagiato, si esegue la radiografia al torace per vedere se è ammalato oppure no, e si estendono le indagini ai suoi contatti diretti. Vi voglio ricordare che un contatto diretto è una persona che è stata a contatto con il soggetto ammalato, invece un contatto indiretto è una persona che è stata contatto con un’altra persona che e stata contatto con il soggetto ammalato.
In questo modo, con questa procedura si blocca ogni diffusione di contagio perché quando si troverà un soggetto che ha subito l’infezione si eseguirà la profilassi, mentre quando si tratta di un soggetto ammalato si eseguirà la terapia. Oggi giorno nel nostro mondo avanzato non bisogna aver paura di questa malattia, perché esiste un sistema sanitario che provvede a non farla diffondere ed esistono farmaci efficaci di poco costo che possono curare la malattia nel migliore dei modi.  Il problema invece resta per tutti i soggetti residenti nei paesi sottosviluppati nei quali la malattia si diffonde per l’assenza di sistema sanitario nazionale di controllo e per la mancanza di farmaci data la povertà.

Il dottore Vincenzo Stile, pediatra di famiglia dell’ASL Salerno da circa 30 anni, svolge la sua attività a Nocera Inferiore, in Piazzetta Caduti Civili, n.8.

Contatti mail: vincenzo.stile@gmail.com
Cellulare e WhatsApp per richiedere visite e consulenze 3483401681
Canale telegram: www.telegram.me/ceunpediatrainfamiglia

Il primo libro del dottore Stile, “Alimentazione nel primo anno di vita” è già disponibile. Per maggior informazioni cliccare qui ( http://bit.ly/2dyjnh8 )

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